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Cosenza, 1° maggio 2020 | #lacultura nonsiferma - Il lavoro delle donne e dei fanciulli nel 1896.

ASCS, Prefettura, Affari generali, categoria 7, busta 523 ASCS, Prefettura, Affari generali, categoria 7, busta 523

"La cultura non si ferma!" è la pagina del sito Mibact che in questo periodo di chiusura dei luoghi della cultura, per emergenza coronavirus, permette agli italiani di rimanere in contatto on line con l’arte e la cultura direttamente da casa.

L’emergenza sanitaria in corso, dovuta alla devastante pandemia da covid-19,  ha messo a nudo ed ha evidenziato tutte le problematiche collegate al mondo del lavoro, in particolare le lacerazioni morali e fisiche di chi un lavoro non ce l’ha, di chi l’ha perso e di chi fa sacrifici enormi senza sicurezza e senza tutela.

Al riguardo, come consuetudine, è parso utile uno sguardo al passato.

Il 4 gennaio 1896, in previsione dell’elaborazione di una legge di tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli, il Prefetto di Cosenza inviava al Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio una relazione con gli orari di lavoro che si osservavano in alcune filande della provincia rilevando l’assenza del lavoro notturno, ma turni che cominciavano dal “mattino prestissimo”  fino a tarda sera. Il Prefetto riferiva di alcuni opifici tra i quali la filanda di Cosenza “ove sono impiegate donne e fanciulle di varia età, che lavorano dalle 4 alle 22.30 d’estate e dalle 6 alle 22.30 d’inverno”, spingendosi nella conclusione con un suggerimento: “l’abolizione totale o parziale del lavoro dei fanciulli importerebbe gran danno alle famiglie operaie, le quali fanno molto assegnamento sul lavoro di questi”.

 

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